Gli agenti del Comando di polizia municipale di Rosignano, durante l’attività di prevenzione e repressione dello spacio di sostanze stupefacenti, hanno fermato due persone a bordo di un’auto, trovando nell’abitacolo due involucri di nylon contenenti 2.10 grammi di cocaina. Come fa sapere il Comando, attraverso una nota stampa, il fatto risale al 18 maggio.
Nel corso di un controllo nella zona di Castelnuovo della Misericordia, gli agenti hanno fermato un’auto nei pressi di una presunta località di spaccio. All’interno del mezzo, gli agenti hanno riconosciuto una donna assuntrice abituale di sostanze stupefacenti, con diversi precedenti specifici. Il veicolo è stato perquisito anche con l’ausilio di Caos, il pastore belga nell’unità cinofila del Comando della polizia municipale, e, appunto, sono stati trovati 2.10 grammi di cocaina.
“La droga è stata sequestrata – si legge nella nota stampa – e i due passeggeri del mezzo, un uomo di circa quaranta anni e una donna di circa sessanta, entrambi residenti nel Comune di Rosignano, a seguito della contestazione della violazione di cui all’art. 75 DPR 309/1990 (detenzione illecita per uso personale), sono stati segnalati alla Prefettura di Livorno come assuntori di sostanze stupefacenti“.
Il conducente dell’auto appariva in stato confusionale, così sono stati disposti gli accertamenti urgenti all’ospedale di Cecina. “L’uomo si è rifiutato – prosegue la nota stampa -, integrando, quindi, il reato di cui all’art. 187 c.8 del Codice della Strada, punito con multa da 1.500 a 6.000 euro e con l’arresto da sei mesi ad un anni”. Così è stato denunciato e gli è stata ritirata la patente.
Approfondendo i controlli sul veicolo, gli agenti hanno accertato che il mezzo veniva usato nonostante fosse stato sospeso dalla circolazione, poiché non era stato presentato alla prescritta revisione periodica. Da qui la sanzione per violazione di cui all’art. 80 c. 14 del Codice della Strada, che prevede una multa di 1.398 euro (se il pagamento avviene entro cinque giorni) e il fermo del mezzo per 90 giorni. Il veicolo è stato affidato alla custodia dell’uomo, in qualità di conducente e proprietario.
Due giorni dopo, la pattuglia di pronto intervento ha trovato l’uomo alla guida dello stesso veicolo. “Così il 40enne è stato fermato – si legge ancora nel comunicato – e gli sono state contestate quattro violazioni al Codice della Strada, e più precisamente: circolazione con patente ritirata (art. 216 c.6), che prevede una multa da 2.046 a 8.186 euro (pagamento in misura ridotta non ammesso) e la sanzione amministrativa accessoria del fermo amministrativo del veicolo per tre mesi; circolazione con veicolo sospeso dalla circolazione, reiterazione della violazione (art. 80 c.14), che prevede multa da 1.998 a 7.993 euro (pagamento in misura ridotta non ammesso) e la sanzione amministrativa accessoria del sequestro del veicolo finalizzato alla confisca; circolazione con veicolo sottoposto a fermo (art. 214 c.8), che prevede la multa da 1.984 a 7.937 euro (pagamento in misura ridotta non ammesso) e la sanzione amministrativa accessoria della revoca della patente e dell’alienazione del veicolo; circolazione con veicolo sottoposto a sequestro (art. 213 c.8), che prevede prevede multa di 1.388,80 euro (pagamento in misura ridotta entro cinque giorni) e la sanzione amministrativa accessoria della revoca della patente e dell’alienazione del veicolo.
Vista la gravità delle violazioni, al conducente veniva conseguentemente revocata la custodia del veicolo e quest’ultimo veniva affidato al custode-acquirente individuato ai sensi dell’art. 214-bis del Codice della Strada.
Infine, il conducente è stato denunciato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Livorno perché ha rimosso sigilli apposti sul veicolo. Tale violazione è punita con la reclusione da tre a cinque anni e con la multa da 309 a euro 3.098 euro.
Il Comando della polizia municipale precisa che “i vari procedimenti penali non sono ancora definiti e, pertanto, le contestazioni dovranno essere ulteriormente verificate nell’eventuale giudizio. Solo l’eventuale sentenza definitiva di condanna, potrà far ritenere colpevole l’indagato”.