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L’Avis Rosignano interviene nel dibattito sull’ospedale di Cecina e scrive ai sindaci: “Allarme per il futuro del centro trasfusionale”

cecina ospedale pronto soccorso

Esprimono timori riguardo al futuro dell’ospedale di Cecina. Con un dettagliato comunicato stampa, inviato anche ai sindaci della zona (Daniele Donati per Rosignano Marittimo, Samuele Lippi per Cecina e Sandra Scarpellini per Castagneto Carducci ma anche in qualità di presidente della Provincia), l’Avis comunale di Rosignano rende nota la propria preoccupazione in merito alla situazione dello stabilimento ospedaliero di Cecina e in particolare del centro trasfusionale.

“Il consiglio comunale aperto svoltosi a Cecina nei mesi scorsi – si legge nel documento – ha sicuramente evidenziato carenze che sono sotto gli occhi di tutti, ma che non sono più accettabili in una società ed in una regione, il cui sistema sanitario faceva da stimolo ed era invidiato da molte altre regioni d’Italia. La nostra associazione è chiaramente coinvolta nelle attività dell’ospedale di Cecina, ed è per questo che esortiamo tutte le autorità regionali competenti a  migliorare ed incentivare il personale medico ed infermieristico, evitando una disaffezione al lavoro che si traduce in un abbandono della struttura pubblica con conseguente aumento del carico di lavoro per i colleghi e ulteriore pesantezza delle  liste di attesa che spesso arrivano ad essere di parecchi mesi, costringendo quindi le persone a rivolgersi a strutture private molto onerose”.

I rappresentanti dell’Avis di Rosignano entrano poi nel dettaglio, evidenziando come “la donazione di sangue in Toscana è da sempre stata fatta, in larghissima maggioranza, negli ospedali pubblici e il centro trasfusionale, dove i donatori si recano a fare la propria donazione di sangue ed emocomponenti, deve essere un ambiente allo stesso tempo sia professionale che familiare. Particolare importanza deve essere data alla scelta del personale infermieristico, il quale deve rispondere con prontezza e maturata esperienza a tutte quelle situazioni che si possono verificare in sala salassi, dalla prima donazione di ragazzi diciottenni al donatore attivo da tanti anni”.

L’Avis comunale sottolinea inoltre che “oltre al personale infermieristico, serve garantire una continuità del personale medico, fondamentale per la corretta organizzazione del centro trasfusionale; la figura del medico trasfusionista dovrebbe essere infatti il riferimento per il personale infermieristico e per gli stessi donatori. Ad oggi, purtroppo, sappiamo che il medico lascerà il posto all’inizio di giugno per trasferimento dovuto ad un concorso recentemente vinto. Vogliamo ricordare che dopo l’ultimo pensionamento del 2021, noto a tutti molti mesi prima dell’effettivo pensionamento, siamo stati per tanti mesi senza un’assegnazione di incarico  e continui cambiamenti di personale medico che non giova certamente alla fidelizzazione del donatore”.

I rappresentanti dell’associazione donatori fanno inoltre riferimento al cambiamento di apertura del centro trasfusionale: “L’apertura – prosegue il comunicato – è stata posticipata dalle 7.30 alle 8. Anche se ciò se non incide sul numero di posti prenotabili dai donatori in quanto è stato allungato il periodo di chiusura di 30 minuti, riteniamo che il cambiamento vada nell’ottica di fornire un servizio sempre migliore ai donatori, che ricordiamo sono dei volontari. I posti del primo mattino erano i primi che venivano presi per fare la donazione (pensiamo a commercianti o impiegati con inizio lavoro dopo le 8.30), che potevano fare la donazione integrandola con il loro normale stile di vita”,

Ecco che l’Avis di Rosignano, che vede un incremento considerevole del numero di donazioni, chiede “un atteggiamento responsabile da parte di chi gestisce il nostro servizio sanitario regionale, che tenga conto dei cambiamenti degli stili di vita e della tipologia dei donatori afferenti al centro trasfusionale, volto a conoscere le varie esigenze e condividere i provvedimenti con le associazioni del territorio interessate. Se il donatore non si trova bene prima, durante e dopo la donazione di sangue difficilmente potrà tornare a donare. Siamo consapevoli della complessità della sanità nella nostra regione ma crediamo che sia sempre più importante la condivisone dei progetti con le amministrazioni locali e con le associazioni coinvolte nel processo interessato“.

Avis Rosignano sottolinea che queste osservazioni “vengono fatte in un momento storico per la nostra associazione in quanto abbiamo dei numeri di donazioni e nuovi donatori come non avevamo mai avuto nei 52 anni di storia associativa; proprio per questo motivo  ci sentiamo maggiormente coinvolti nel processo di riorganizzazione del centro trasfusionale, dell’ospedale di Cecina e della sanità regionale toscana”.

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