Pubblichiamo integralmente qui sotto una riflessione personale (titolo e testo dell’intervento) che la nostra lettrice Paola Bini ha inviato alla redazione di Tuttigiorni attraverso il form Scrivilo tu (nella foto in alto, inviata dalla nostra lettrice, il personaggio del film This Must Be the Place):
“Tutti conosciamo il Grande Fratello e il momento del freezed. Ci sembra un gioco, un effetto sorpresa un po’ sadico un po’ kitch. Finzione. Il problema nasce però quando non stiamo rappresentando noi stessi, ma siamo chiamati a vivere e lasciar vivere.
Crescono figli che sono rappresentazioni di se stessi, della loro famiglia, del loro mondo. Non sono loro stessi. Fanno loro stessi. Crescono freezati di fronte alla loro vita. Una nuova wave non di intolleranti alla frustrazione, come ormai si é soliti spiegare con sprezzo di un’intera generazione, ma che con la frustrazione ci hanno convissuto freezzati per non sentirne il peso, fino al momento in cui si sono sentiti autorizzati a potersene liberare a modo loro.
Implosi fino all’estremo, come efficienti macchiette che hanno imparato ad agire dentro alla loro vita rappresentata, amata e odiata. Con genitori compiacenti di aver cresciuto figli timorosi ma competitivi, individualisti ma socializzati, rabbiosi ma trattenuti, tutti forma e niente sostanza. Con il benestare della scuola dove il merito é il contenitore e non il contenuto.
Società di fair play e politically correct, di calzini spaiati davanti e cinica indifferenza dietro. Figli e genitori che uccidono se stessi ogni giorno e trovano naturale uccidere l’altro per liberarsi del peso di vivere le emozioni, le relazioni, i sentimenti: caotici e contraddittori, ambivalenti e ingiusti. Perché non c’é scampo per chi é ingiusto con loro, così troppo impegnati da sempre a trattenere la rabbia per l’ingiustizia subita”.