La sala di piazza del Mercato gremita per l’incontro “Ospedale: ultima chiamata”, organizzato il pomeriggio di sabato 1 aprile dai gruppi consiliari Rosignano nel cuore e Movimento 5 stelle. All’invito dei gruppi di minoranza, che hanno chiesto agli amministratori locali di partecipare all’iniziativa volta a fare il punto sul depauperamento dei servizi all’interno dell’ospedale di Cecina, hanno risposto la presidente della Provincia di Livorno e sindaca di Castagneto Carducci, Sandra Scarpellini, e il sindaco di Cecina Samuele Lippi.
Il quadro generale della sanità pubblica in Toscana e all’interno dell’Asl Toscana nord-ovest è stato affrontato da Silvia Noferi, medico e consigliera regionale del M5S, che al termine del suo intervento ha spiegato come “finora, tutto ciò che è stato fatto va a premiare la sanità privata”. Poi Giuseppe Lippi, medico e autore del libro “La sanità aziendalizzata”, ha focalizzato l’attenzione sullo sato della sanità locale, spiegando che “il territorio del comune di Rosignano è al 179esimo posto, su 273 comuni toscani, per quanto riguarda il numero di anziani. Dato che la popolazione ha queste caratteristiche, deve esserci un incremento delle politiche sanitarie destinate agli anziani”. Lippi ha spiegato quanto sia “essenziale organizzare e rafforzare la sanità di iniziativa per gestire patologie croniche come diabete, malattie cardiovascolari, malattie respiratorie e neurologiche”.
La parola è passata a Riccardo Ristori, ex medico del pronto soccorso dell’ospedale di Cecina, che ha voluto fare un quadro della situazione critica in cui si trova la struttura destinata alle emergenze: “Il territorio cerca di coinvolgere sempre di più il pronto soccorso e l’ospedale non vuole fare ricoveri. Il pronto soccorso sta nel mezzo con enormi difficoltà, tempo fa sono stati messi cartelli con scritto: si prega di non picchiare il personale”. Evidente, ha chiarito Ristori, la situazione critica, “che non andrà a migliorare, anche perché nei prossimi dieci anni i medici di emergenza-urgenza mancheranno, visto che molti professionisti chiaramente preferiscono strutture sanitarie più attrattive”. La soluzione? Ristori “il pronto soccorso deve essere integrato con l’ospedale, con reparti per patologia prevalente. Ad esempio il reparto ospedaliero di medicina dovrebbe avere uno o due posti specifici in pronto soccorso, ugualmente il reparto di chirurgia”.
Infine, a tirare le somme dell’incontro, il dottor Claudio Marabotti, cardiologo attivo fino allo scorso anno all’ospedale di Cecina. “Le case della salute non sono fatte di mattoni, serve organizzazione – ha detto – Si devono creare accordi a livello regionale con i medici di medicina generale per avere, a rotazione, la loro presenza dalle 8 alle 20 all’interno di queste strutture, dotandole di apparecchi ecografici, piccoli laboratori di analisi, strumenti per misurare la glicemia e la troponina. In questo modo si può risolvere il problema della grande quantità di accessi impropri al pronto soccorso”. Infine Marabotti ha chiesto ai sindaci presenti in sala di chiedere alla Regione un cambiamento di passo per quanto riguarda la possibilità di cura per patologie tempo-dipendenti, come l’infarto del miocardio. “Mancano strutture adeguate nel triangolo di territorio compreso tra Piombino, Siena e Livorno. I residenti di questa vasta zona, in caso di malattie tempo-dipendenti vengono esposti al rischio di non arrivare in tempo nei presidi ospedalieri dove può esser loro salvata la vita”.