Il mare, la fabbrica, la città giardino. E la gente di Rosignano Solvay, che “interpreta” la storia del proprio paese e ne immagina il futuro. Una città è in grado di ricordare? E qual è il suo linguaggio quando ci parla dei suoi abitanti, della sua storia, e di se stessa? Il regista pratese Matteo Innocenti, con il suo lavoro d’esordio La città di Sale, si muove tra i linguaggi nascosti con cui i luoghi comunicano presente e passato, e sceglie di farlo partendo da Rosignano Solvay, cittadina industriale che ha visto la sua storia prendere forma attorno a un grande stabilimento chimico.
Innocenti, che seguendo i percorsi della vita ha trascorso a Rosignano Solvay vari periodi, è rimasto colpito dal paese e dalla sua gente. Così ha deciso di trasformare questo suo interesse in un documentario, che da lunedì 26 settembre sarà disponibile sulla piattaforma partecipa.zalab.org.
er ricomporre i tasselli della storia di Rosignano Solvay e le sue prospettive future, nel documentario si seguono le vicende di Francesco Inghilleri, titolare del Ciringhito sul lungomare Monte alla Rena; Enrico Colombaioni titolare del Piccolo Hotel in piazza Monte alla Rena e Roberto Vangelisti, ex operaio ed ex capofabbrica della Solvay purtroppo deceduto.
Come si legge nel comunicato stampa che informa dell’uscita della pellicola, tre persone che “appartengono a generazioni diverse, e lungo i propri percorsi di vita si misurano con specifici frammenti della storia di questo centro urbano. C’è chi tra loro ne cerca l’identità contemporanea, tra i richiami turistici della costa e le suggestioni «lunari» delle spiagge bianche. E c’è chi invece rimane legato a un passato più o meno lontano, che siano i ricordi dei vecchi canali o quell’identità forte che veniva plasmata dalle dinamiche peculiari della vita nella fabbrica. Un’impostazione tangibile e culminante nel villaggio Solvay, l’utopistica città giardino che parte da modelli ideali tardo-ottocenteschi come quello di Ebenezer Howard per prendere poi una sua via inedita, frutto anch’essa delle interazioni profonde tra differenti protagonisti di questo territorio”.
Una serie di vedute di Rosignano Solvay, inserite nel documentario La città di Sale
I
l percorso del regista attraversa la quotidianità dei protagonisti ricercando le loro memorie, il loro presente e le loro immagini del futuro. In questo modo visioni economiche e prospettive storiche si incarnano in una dimensione radicalmente umana. La realtà si trasforma a poco a poco in un paesaggio interiore, e il tempo acquista una natura del tutto soggettiva, mentre emergono interrogativi sull’essenza degli spazi in cui viviamo, sul cambiamento del senso di identità attraverso le generazioni, sulla stratificazione dei livelli urbani e sull’antropizzazione del paesaggio.
Chi è il regista Matteo Innocenti: nato a Firenze nel 1980. Durante gli anni dell’università si avvicina al mondo dell’audiovisivo, partecipando alle riprese di due documentari e lavorando su alcuni set come assistente e macchinista. Nel 2008 si trasferisce a Roma, dove lavora come assistente al montaggio e poi montatore per la tv nazionale, collaborando a programmi televisivi, reportage e documentari. Nel 2016 inizia le riprese del suo primo documentario, La città di Sale.