“Il sovraccarico sul pronto soccorso è la conseguenza dell’aver lasciato totalmente sguarnito il territorio”. Parte con questa considerazione il comunicato stampa diffuso da Claudio Marabotti, capogruppo della lista di minoranza Rosignano nel Cuore, sul tema del depauperamento della sanità pubblica e in particolare sulle difficoltà dell’ospedale di Cecina. Una riflessione che arriva a pochi giorni dal consiglio comunale aperto organizzato dal Comune di Cecina lo scorso 26 gennaio e incentrato appunto sul futuro del presidio ospedaliero di zona. Marabotti, ex medico del presidio cecinese, interviene fornendo la sua “ricetta” per riorganizzare la medicina territoriale e punta il dito non solo contro l’Asl Toscana nord-ovest ma anche contro gli amministratori locali.
“Per istituire dei presìdi territoriali (le cosiddette Case della Salute) – scrive Marabotti – che offrano ascolto a chi ha necessità di consulenza medica urgente, riducendo così la pressione sul pronto soccorso, non è necessario costruire nuovi edifici. Le Case della Salute sono fatte di organizzazione e non di mattoni: è sufficiente che, a livello regionale, si stringano accordi con i medici di medicina generale per far sì che, a turno, uno studio medico, con un Infermiere ed una strumentazione diagnostica di minima, sia aperto dalle 8 alle 20″.
Il capogruppo della lista RnC interviene anche sulla digitalizzazione delle prestazioni in sanità pubblica, definendola “disastrosa, con applicativi barocchi e non comunicanti l’uno con l’altro. Questi strumenti hanno aumentato il carico di lavoro del personale sanitario invece di diminuirlo. Bisogna che siano individuati i colpevoli di questo scempio (per i quali mi pare debba essere valutata l’ipotesi di danno erariale)”.
Poi la polemica contro la direttrice generale dell’Asl, Maria Letizia Casani, intervenuta al consiglio comunale aperto di Cecina. “I dati esposti dalla direttrice Asl sui tempi di attesa della diagnostica – scrive Marabotti – sono in larga parte inattendibili. È infatti comune il ricorso alla procedura del “blocco delle agende” quando ci sono liste di attesa troppo lunghe, così da ridurle artificiosamente. Questo è un reato: il blocco delle agende è procedura vietata dalla legge 266/2005. (Se qualcuno si sente rispondere che non è possibile dare un appuntamento può chiamare le forze di polizia per sporgere denuncia)”.
Infine la stoccata agli amministratori locali: “Al consiglio comunale si sono sentiti interventi critici verso Asl e Regione – termina la nota stampa di Marabotti – anche da parte di tutti gli esponenti della maggioranza (sindaci, presidente della Provincia e della Società della Salute…). È troppo facile ricostruirsi una verginità facendo un’invettiva durante un evento pubblico. Bisogna ricordare che chi da anni ha segnalato l’impoverimento degli ospedali non solo non è stato ascoltato ma è stato anche, se dipendente Asl, sottoposto a provvedimenti disciplinari per ridurlo al silenzio. In questi lunghi anni le amministrazioni locali (Comuni e Provincia) che ora strepitano non hanno battuto ciglio mentre il nostro ospedale veniva spolpato“.