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Cinque trombe d’aria al Lillatro, il consorzio Lamma non rileva cause scatenanti. L’assessore Brogi: “Nessun collegamento con attività presenti sul territorio”

una delle abitazioni danneggiate dalla tromba daria del settembre 2020 • TUTTIGIORNI

Le trombe marine che si sono abbattute negli ultimi dieci anni sul litorale, principalmente nella zona del Lillatro a Rosignano Solvay, risultano fenomeni compatibili con le situazioni atmosferiche che si erano venute a creare nella zona in quei determinati giorni. Questi, in sintesi, i primi risultati del monitoraggio che l’amministrazione rosignanese ha commissionato al Consorzio Lamma dopo l’ennesima tromba d’aria che a settembre 2020 ha danneggiato decine di abitazioni e distrutto la tensostruttura del tennis Canottieri Solvay sotto cui sono rimaste seriamente ferite tre persone.

Il monitoraggio del consorzio Lamma

In pratica, il fatto che le trombe d’aria si siano abbattute più o meno sempre sulla stessa porzione di territorio, stando al Lamma, sarebbe solo questione del fortuito aggregarsi di specifiche condizioni meteo. “Stando allo studio – spiega l’assessore all’ambiente Vincenzo Brogi – non emerge che quella del Lillatro sia una zona particolarmente “vocata” a fenomeni come le trombe d’aria. Sempre sulla base dei dati del Lamma quei fenomeni accaduti non sembrano collegabili in modo specifico a quel che insiste in quel territorio e alle attività che in quella zona sono presenti”. In sintesi, Lamma non avrebbe trovato correlazioni evidenti fra l’innalzamento di aria calda collegata alle temperature dell’acqua degli scarichi di Solvay e il formarsi di trombe marine.

vincenzo brogi • TUTTIGIORNI
Vincenzo Brogi

In zona Lillatro cinque trombe marine in dieci anni

“In circa dieci anni – come ricorda anche una nota del Comune – , dal 2011 al 2020, sono state segnalate cinque trombe marine sul territorio di Rosignano Marittimo. Tale frequenza, considerata anomala, ha indotto il Comune a rivolgersi al Consorzio Lamma per realizzare uno studio volto a comprendere la dinamica e le eventuali influenze locali connesse a questi eventi”. Il Lamma (consorzio tra Regione Toscana e Consiglio Nazionale delle Ricerche) ha focalizzato lo studio sui quattro eventi accaduti a Rosignano Solvay negli ultimi anni: 17 dicembre 2011, 27 novembre 2012, 10 settembre 2017 e 25 settembre 2020.

L’amministrazione fa sapere che “le simulazioni modellistiche hanno permesso di quantificare i parametri meteorologici che la letteratura scientifica individua come cruciali per innesco, sviluppo e rinvigorimento delle trombe marine. Le ricostruzioni modellistiche dei quattro casi studio hanno messo in evidenza la presenza di condizioni atmosferiche compatibili con la probabile occorrenza di fenomeni di trombe d’aria o marine”.

Il tifone del 2020 resta senza spiegazione

In considerazione delle ipotesi emerse a ridosso dell’ultima tromba d’aria del 25 settembre 2020, che ha devastato la zona del Lillatro, “è stata considerata anche la possibile influenza dell’acqua di scarico dell’impianto della Solvay Chimica Italia sulla temperatura superficiale dello specchio di mare antistante Rosignano Solvay”. Sempre nella nota del Comune si legge che “Solvay ha collaborato, fornendo i dati dei valori di portata, Ph e temperatura dell’acqua del canale di scarico”. Ad oggi lo studio portato avanti dal Lamma non ha messo in stretta correlazione la temperatura delle acque marine e la tromba d’aria. Come si legge nella nota del Comune, “le simulazioni di test non hanno evidenziato una marcata influenza delle acque più calde sulla probabilità di occorrenza delle trombe marine”.

Fatto sta che ad oggi, dopo dieci anni in cui le trombe marine si abbattono con una frequenza quanto meno singolare sullo stesso tratto di costa, i residenti della zona non sono riusciti a sapere quali siano le cause di questi fenomeni. “Lamma ha detto – chiarisce Brogi – che l’unico elemento che può spiegare in parte il fatto che le trombe d’aria entrino sempre più o meno nella zona Lillatro è il fatto che la costa è piatta”. Il Comune, come specificato nella nota, “non esclude indagini che includano anche le correnti marine e le variazioni del gradiente termico orizzontale e verticale delle acque  che interagiscono con le dinamiche atmosferiche”. “Certo – conclude Brogi – Lamma ha chiaritoche bisognerebbe allargare l’area su cui effettuare lo studio. Rifletteremo sui dati emersi per valutare se proseguire l’analisi, anche se finora non sono emeri dati proccupanti”.

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