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Il regista del documentario “La città di Sale” racconta la genesi del progetto: “Ho scoperto Rosignano Solvay per caso dieci anni fa, durante una passeggiata notturna in aprile”

panorama da lo scoglietto 1 • TUTTIGIORNI

“Una decina di anni fa sono capitato a Rosignano Solvay una sera di aprile, in un giorno infrasettimanale. Ho passeggiato per le strade lato mare e in qualche modo ho avvertito un legame tra il luogo, i tempi della vita quotidiana degli abitanti e la fabbrica”. È da allora che Matteo Innocenti, regista del documentario “La città di Sale” che da lunedì 26 settembre sarà disponibile sulla piattaforma partecipa.zalab.org, ha cominciato a elaborare l’idea di realizzare un film su Rosignano Solvay.

matteo innocenti regista del documentario la citta di sale • TUTTIGIORNI
Matteo Innocenti

Matteo Innocenti ha 42 anni ed è di origini pratesi, ma da tempo vive a Roma dove lavora come montatore per la tv. “Dopo questo primo approccio con Rosignano Solvay – racconta – ho cominciato a informarmi sul paese e sulla sua storia. E un anno dopo ho buttato giù una prima, frammentaria bozza“.

Vari impegni di lavoro hanno fatto sì che il regista sospendesse il progetto, arrivando quasi ad accantonarlo. “Poi – ricorda – nel luglio del 2016 io e Luca Hosseini (che nel documentario si occupa della fotografia) siamo venuti in auto a Rosignano Solvay e siamo rimasti qualche giorno. In testa non avevamo chiaro che tipo di film volevamo realizzare, in qualche maniera ci hanno guidato le emozioni il paese, le sue caratteristiche e la sua gente. Volevamo raccontare il paese e la comunità attraverso l’identità e i tempi dell’esistenza delle persone che lo abitano“.

Le riprese del documentario, della durata di 51 minuti e 27 secondi, sono andate avanti un paio di anni. “Ogni tanto venivamo qualche giorno a Rosignano Solvay – dice il regista – e coglievamo qualcosa di nuovo”. Come spiega Innocenti senza rivelare niente di preciso del progetto, nel documentario non si vede il paese nel suo complesso, ma si resta all’interno della vita di tre persone rappresentative di epoche e modelli di vita diversi. Così entrano in scena le vicende di Roberto Vangelisti, ex capofabbrica dello stabilimento Solvay che purtroppo è deceduto, Enrico Colombaioni e Francesco Inghilleri. Generazioni diverse che abitano uno stesso luogo in continua trasformazione, tra aspettative e speranze.

Un legame, quello con Rosignano Solvay, che dopo tante giornate impiegate a osservare e capire come la gente del posto si muova attraverso la storia e le caratteristiche urbanistiche e ambientali del paese, sente forte anche lo stesso Innocenti. “Un contatto emozionale nato per caso – termina – ma che adesso esiste”.

locandina la citta di sale a3 • TUTTIGIORNI
La locandina del documentario

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