Incrementare le donazioni di plasma, organizzare centri trasfusionali che siano sempre di più “a misura di donatore” e far comprendere a istituzioni e cittadini che il “sistema di donazione e gestione di sangue e plasma rende più di quello che costa, c’è quindi da sottolinearne anche il valore economico”. Queste le sfide di Simona Carli, che dallo scorso luglio è stata nominata direttrice del Centro Regionale Sangue della Toscana. Un incarico che la dottoressa conosce bene dato che è la terza volta che lo ricopre. Nei giorni scorsi è intervenuta al trofeo velico Michela Righi, organizzato al Circolo Canottieri Solvay dall’Avis comunale di Rosignano. Le abbiamo chiesto punti di forza e criticità del sistema trasfusionale toscano.
Rosignanese di nascita, la dottoressa Carli vive a Firenze, e negli anni ha ricoperto ruoli dirigenziali nella sanità, non solo a livello toscano. Dal 2003 al 2008 è stata direttore sanitario dell’Asl di Massa Carrara, poi per cinque anni è stata chiamata a dirigere il Centro Regionale Sangue, dal 2013 al 2016 è stata direttore sanitario dell’Asl di Prato, per tornare poi dal 2016 al 2020 a dirigere il Centro Regionale Sangue della Toscana. Per due anni ha diretto l’azienda sanitaria di Frosinone e poi, dal luglio scorso, è stata appunto richiamata al vertice del Centro Regionale Sangue della Toscana.
Il servizio: come opera il Centro Regionale Sangue
“Il sistema di donazione e gestione del sangue in Toscana funziona – spiega Carli – Diciamo pure che è uno dei migliori in Italia, anche perché fa capo alla Regione e quasi sempre è autosufficiente”. Carli ricorda il percorso che, dalla donazione del singolo cittadino, porta ad una organizzazione su scala regionale dello smistamento delle sacche di sangue e plasma. “Gli ospedali – prosegue – la mattina raccolgono il sangue dei donatori e coprono le loro necessità. Le sacche che non servono vengono inserite in un sistema informatizzato, a cui il Centro Regionale Sangue accede per le attività di compensazione, ossia il passaggio di sangue tra strutture sanitarie toscane che in quel momento hanno carenza”. La dottoressa Carli assicura che le strutture sanitarie toscane non hanno particolari carenze di sangue e fornisce alcuni dati. “Negli anni critici – spiega – in Toscana possono mancare al massimo tra le 1.000 e le 1.200 sacche di sangue. In confronto, ad esempio nel Lazio, ogni anno vengono richieste da fuori regione circa 25.000 sacche. È evidente, quindi, che il sistema di gestione centralizzato in Toscana funziona”.
L’obiettivo: più personale per riorganizzare i Centri trasfusionali
Quanto al numero dei donatori, sottolinea che i mesi estivi sono quelli di maggiore carenza di donazioni su scala regionale, anche perché “dopo la pandemia sono riprese le attività chirurgiche, quindi c’è un maggiore bisogno di sangue. Inoltre c’è carenza di personale che invece sarebbe essenziale per permettere di aprire i centri trasfusionali anche il sabato la domenica”. Un punto, quello della riorganizzazione dei centri dove i cittadini vanno a donare sangue e plasma, su cui Carli insiste: “è chiaro che i donatori hanno difficoltà a donare la mattina, perché le persone lavorano e hanno impegni personali. Se invece i centri trasfusionali fossero aperti nel fine settimana potrebbero accogliere i donatori che andrebbero a donare tranquillamente. Credo che una riorganizzazione di questo tipo potrebbe portare un deciso incremento del numero di persone che donano”.
L’appello: donate il plasma, indispensabile per medicinali salvavita
Un appello che la dottoressa Carli considera di primaria importanza è quello riguardante la donazione del plasma, la componente liquida del sangue, contenenti minerali, lipidi, proteine e zuccheri. “Troppo spesso – ci tiene a spiegare Carli – si parla di crisi nelle donazioni di sangue, invece quel che manca maggiormente è il plasma. È con il plasma che si producono farmaci salvavita, che vengono utilizzati su larga scala. Oltretutto il plasma si può donare più spesso, ogni quindici giorni, rispetto al sangue (una volta al mese). È fondamentale che i cittadini sappiano che oltre al sangue è essenziale donare il plasma”
I dati: 115.000 donatori in Toscana
Infine, i dati relativi alle donazioni. Carli spiega in Toscana ad oggi si contano 115.000 donatori che mediamente fanno due donazioni all’anno. Il totale in Toscana vengono fatte 210.000 donazioni, di cui soltanto 40.000 di plasma. “Il nostro obiettivo – insiste Carli – è arrivare a 70.000 donazioni all’anno di plasma. Una volta che il Centro Regionale Sangue ha a disposizione il plasma la consegna a specifiche ditte farmaceutiche che lo lavorano, poi riprendiamo indietro prodotti salvavita a prezzi dimezzati rispetto a quelli previsti se non avessimo fornito noi la materia prima. È chiaro, quindi, che questa organizzazione ha anche una valore di tipo economico”. Per quanto riguarda il sistema di donazioni sulla costa, la direttrice del Centro Regionale Sangue spiega che “la Toscana Nord ovest è tra le aree territoriali in cui si registra un maggior numero di donazioni, soprattutto nei paesi piccoli. Nelle città grandi si trovano maggiori problemi”.
La campagna di sensibilizzazione: trovare donatori giovani e sani
Uno degli obiettivi del Centro Regionale Sangue è avvicinare, attraverso l’importante attività di associazioni come Avis, un numero più elevato possibile di persone. “C’è un problema generazionale – sottolinea Carli – È possibile donare sangue fino a settant’anni e, ormai da tempo, notiamo che sono più i settantenni che escono dalle liste dei donatori che i diciottenni che decidono di cominciare a donare. È necessario sensibilizzare le persone sane, andare nelle scuole, fare iniziative pubbliche e a carattere sportivo. Una frase che ripeto spesso, per far comprendere l’importanza di donare sangue e plasma, è che è molto più probabile essere un ricevente che un donatore. Questo per far capire che tutti, in situazioni di emergenza o per patologie, possono avere bisogno di una donazione”.
Infine il punto sulla sicurezza delle trasfusioni: “Riscontrare qualche patologia dopo aver ricevuto una trasfusione è praticamente impossibile, io dico sempre che è più facile essere colpiti da un fulmine in una giornata di sole. Non c’è assolutamente da avere paura; attuiamo un sistema di sicurezza elevatissimo. Prima di tutto con la donazione differita: la prima volta al cittadino viene fatto un prelievo per verificare il suo stato di salute, viene sottoposto a uno screening, viene fatta l’anamnesi. Dopo i controlli necessari, se tutto è regolare, in un secondo momento viene accordata la donazione”.