La riorganizzazione del sistema territoriale di emergenza-urgenza che la Regione sta discutendo con istituzioni locali, sindacati di medici e infermieri e associazioni di volontariato, non convince il presidente Anpas della provincia di Livorno, Nicola Di Paco. L’intento dell’ente regionale, che ormai da oltre un anno annuncia una globale rimodulazione dell’attività di emergenza-urgenza, sembra quello di “varare” il nuovo modello in tempi brevi. Un modello basato essenzialmente sull’introduzione di auto-mediche, con medico, infermiere e autista-soccorritore, che andrebbero a sostituire quasi completamente le attuali ambulanze con medico a bordo.
Come cambia il servizio: da otto ambulanze a quattro auto-mediche
Di Paco, che parla a nome della Pubblica assistenza provinciale, non ci sta. E lancia l’allarme. “Potrei valutare una riorganizzazione del genere – spiega – se si prevedesse un numero di auto-mediche uguale a quello delle attuali ambulanze con medico. Ma non sarà così, questo è già chiaro”. Di paco spiega che ad oggi “su tutto il territorio provinciale le ambulanze con medico a bordo sono otto. Una a Piombino, una a Venturina, una a Cecina, una a Rosignano, due a Livorno, una a Collesalvetti e, in estate, una di rinforzo a Castagneto“. Il presidente provinciale Anpas spiega che la riorganizzazione del sistema di emergenza-urgenza sostituirebbe questi otto mezzi medicalizzati con quattro auto-mediche: “una all’Elba, che è già attiva, una a Piombino una a Cecina e una a Livorno. Il decreto Balduzzi prevede infatti che questi mezzi abbiano la base dove si trovano gli ospedali”. Troppo poche, secondo Di Paco, per garantire ai residenti di tutta la provincia un servizio di emergenza-urgenza veloce e efficiente. “Diciamo la verità – prosegue – già adesso, con la presenza dei turisti sul territorio, è capitato che si siano create delle criticità sulle zone collinari. Con una diminuzione di mezzi, che oltretutto farebbero capo agli ospedali, la situazione peggiorerebbe“.
In estate 800 emergenze al mese sull’intero territorio di Rosignano Marittimo
Il presidente Anpas provincia di Livorno spiega che la sua posizione, discussa e concordata con le varie sedi della Pubblica assistenza, non vuole sminuire il ruolo degli infermieri. “Non ho niente contro l’introduzione degli infermieri nel sistema di emergenza – dice – anzi credo che sia un miglioramento del servizio. Quel che preoccupa è il numero delle auto-mediche che, con la riforma, sarebbero attive. Davvero una quantità non sufficiente“. Di Paco spiega come la Regione intende usare questi mezzi con medico a bordo: “Presa la chiamata di emergenza, il 118, se valuta l’intervento di una certa serietà, indirizzerebbe sul posto sia l’auto-medica che una ambulanza con a bordo dipendenti o volontari delle associazioni. Una volta valutata la gravità del problema, il medico avrebbe varie possibilità: nel caso di un problema non grave potrebbe mandare il paziente da solo in ambulanza con il personale delle associazioni, se invece sin trattasse di un intervento di media gravità il paziente sarebbe mandato in pronto soccorso a bordo dell’ambulanza ma insieme all’infermiere dell’automedica. Nei casi più gravi, sarebbe lo stesso medico ad abbandonare l’auto-medica e salire in ambulanza con il paziente fino al pronto soccorso“. Di Paco assicura che, “per esperienza, con i numeri attuali, il sistema non funzionerà. Basti pensare che nei mesi estivi, soltanto noi della Pubblica assistenza facciamo circa 500 emergenze al mese. Se le sommiamo a quelle che fanno le altre associazioni di volontariato si arriva a quasi 800 casi di emergenza-urgenza per ogni mese estivo. Come possono essere gestiti facendo riferimento a una sola auto-medica, di stanza al pronto soccorso di Cecina?”. La stessa analoga situazione, spiega, si presenta in Val di Cornia. “Anche in quella zona – sottolinea – con una sola auto-medica collegata al pronto soccorso di Piombino non sarebbe possibile garantire una adeguata risposta nei casi di emergenza”.
Tutelare tutti i medici del 118, colonna portante dell’emergenza-urgenza
Secondo Di Paco un altro aspetto critico, anch’esso collegato alla riorganizzazione dell’emergenza-urgenza, è la situazione dei medici del 118. “Sono loro – insiste – a reggere in piedi il sistema di emergenza. Devono essere incentivati a restare, oltretutto abbiamo professionisti bravi e di esperienza, che non si tirano indietro. Qualcuno, in estate, fa anche 250 ore di lavoro al mese, per coprire anche le reperibilità in pronto soccorso“. Il presidente provinciale Anpas ricorda che nella zona della Bassa Val di Cecina (Rosignano-Cecina e zone limitrofe) i medici che lavorano nel settore dell’emergenza-urgenza sono quattordici: “Quattro di questi sono dipendenti Asl, tre lavorano soltanto in pronto soccorso e uno solo sulle ambulanze. I restanti dieci sono convenzionati, nel senso che i loro contratti fanno capo alla Regione; sette di loro sono attivi solo sulle ambulanze e tre soltanto al pronto soccorso”. Di Paco sottolinea la necessità di equiparare i medici convenzionati a quelli dipendenti: “Partendo dal presupposto che la carenza di medici è oggettiva, non possiamo assolutamente permetterci di perdere neanche un professionista, perché se accadesse si metterebbe a rischio non solo il sistema delle ambulanze ma lo stesso pronto soccorso di Cecina, stesso discorso vale per la zona della Val di Cornia e per il pronto soccorso di Piombino“. Di Paco chiede che Asl tuteli maggiormente i medici convenzionati, “perché alle attuali condizioni c’è un rischio concreto che se ne vadano. Li devono assumere, riconoscendo loro la specializzazione in emergenza-urgenza, anche perché ci sono professionisti che lavorano in pronto soccorso da svariati anni”.
Il messaggio che il presidente Anpas provinciale lancia alla Regione è diretto: “Siamo in una fase – termina – in cui siamo molto attenti a seguire passo dopo passo questa riforma, con assoluta disponibilità a mettere a disposizione la nostra esperienza trentennale. Ma allo stesso tempo esprimiamo una forte preoccupazione”.