“Noi cerchiamo verità e giustizia, quindi abbiamo ancora bisogno di quella che chiamiamo “memoria attiva”. Non vogliamo una targa su un muro, che rischia di far perdere di vista la nostra battaglia. Le panchine gialle sono qualcosa di concreto che deve far riflettere ogni giorno, anche perché rappresentano un’occasione di aggregazione”. Così la mamma di Giulio Regeni, il ricercatore che nel 2016 è stato rapito e ucciso in Egitto e per la cui morte ancora non è stato possibile avviare un processo, è intervenuta per l’inaugurazione della panchina gialla a fianco del centro culturale Le Creste a Rosignano Solvay. Con lei il marito Paolo, che ha sottolineato come la panchina gialla “è in un luogo significativo, un luogo di cultura e confronto. In questo modo il ricordo di quello che è successo a Giulio credo che possa stimolare riflessioni importanti per la nostra battaglia di verità e giustizia e per tutti coloro che subiscono ingiustizie simili”.
Decine i cittadini che hanno preso voluto essere presenti in segno di vicinanza a Paola e Claudio Regeni. “L’iniziativa di oggi è una testimonianza alla famiglia Regeni – ha detto il sindaco Daniele Donati – per stare al loro fianco nel cercare la verità sull’assassinio di Giulio. Crediamo che le persone che subiscono torti e ingiustizie non devono essere lasciate sole. Oggi qui abbiamo tante persone e tante associazioni, un segno di democrazia”.

L’inaugurazione della panchina gialla per Giulio Regeni, voluta dal Comune di Rosignano Marittimo, rientra nel programma del Festival di Articolo 21 “Traditi e traditori: racconti di verità” che si svolge da Fito nel parco del castello Pasquini. La sera di martedì 18 giugno, infatti, è pevista la presentazione del libro “La vita ti sia lieve: storie di migranti e altri esclusi” dell’avvocata Alessandra Ballerini, che appunto segue anche il caso della famiglia Regeni. Con lei Giuseppe Giulietti, presidente dell’associazione Articolo 21, che è intervenuto anche durante l’inaugurazione della panchina gialla: “Il caso di Giulio Regeni non è un problema della famiglia, ma della comunità. Abbiamo il compito di far sapere che continueremo a chiedere sempre verità e giustizia”.
