La mamma 86enne passa tre giorni al pronto soccorso di Cecina e la figlia lancia un appello all’Asl: “Situazione surreale, l’azienda sta portando medici e infermieri allo sfinimento”

La mia non vuole essere una lamentela fine a se stessa, ma un appello ai vertici dell’azienda sanitaria: devono mettere il personale in condizione di lavorare bene, per garantire cure adeguate ai pazienti e anche per evitare che medici e infermieri arrivino allo sfinimento. Al pronto soccorso di Cecina serve personale, perché la situazione è al tracollo“.

Simona Telara, rosignanese, sottolinea subito che il suo, più che uno sfogo personale, è la constatazione di una situazione che fa acqua da tutte le parti e non per colpa di chi nella struttura sanitaria di Cecina lavora, ma dei vertici di Asl. Non importa essere grandi imprenditori per capire che è la forza lavoro a dar corpo a un’azienda. Il capitale umano è quello che conta, va tutelato e messo in condizioni di rispondere alle pressioni di residenti e turisti.

La mamma 86enne si sente male a casa

Telara è arrivata a questo appello dopo aver trascorso quasi tre giorni “con mia madre 86enne dentro al pronto soccorso, senza che le fossero prestate cure specifiche e senza praticamente poter avere sue notizie, neanche al telefono”. Nel primo pomeriggio di lunedì 22 agosto l’anziana, che ha conclamate patologie croniche per le quali assume cure da tempo, si è sentita male a casa. “Abbiamo chiamato il medico curante – racconta la figlia – che ci ha detto di contattare subito il 118. La prima ambulanza aveva il medico a bordo, che dopo aver visitato mia madre ha fatto intervenire un secondo mezzo senza medico per portarla in pronto soccorso a Cecina. Mio fratello è andato dietro all’ambulanza e quando è arrivato chiaramente non è potuto entrare. Mi ha telefonato dicendomi che fuori dall’ospedale c’erano persone che aspettavano di avere notizie anche da oltre 24 ore”.

La degenza in pronto soccorso

Fratello e sorella hanno deciso di mantenere la calma. “Nella notte tra lunedì 22 e martedì 23 agosto – ricorda Simona –, verso le 24.30, mi ha chiamato un n medico dicendomi che quello di mamma era un quadro complicato e che forse la mattina successiva, ossia martedì, l’avrebbero rimandata a casa”. Ciò non è accaduto, anzi la signora Telara racconta che “per la giornata di martedì 23 agosto non ci hanno fatto sapere nulla. Nel pomeriggio mamma, che ha difficoltà a usare il cellulare, ha chiamato mio fratello dicendo che aveva capito di dover aspettare una visita nefrologica. Alle 18 mi sono precipitata al pronto soccorso e una dottoressa, tra l’altro molto gentile, mi ha detto che in serata avrebbero rifatto tutte le analisi per decidere come comportarsi. Il problema è che la mattina di mercoledì 24 agosto mamma era sempre lì, ho chiamato alle 8.30 e hanno saputo dirmi soltanto di richiamare dopo un paio di ore. Alle 10.30 ho richiamato per chiedere se era stata visitata e se c’erano novità, e mi ha risposte una persona molto scortese. Ma era evidente anche la scortesia è legata situazione di estremo affanno che vive il personale del pronto soccorso“.

Dimissioni volontarie e trasferimento a Cisanello

La signora Telara ha deciso di non tollerare altro. Ha prenotato una ambulanza della Pubblica assistenza per le 14.30, chiedendo che il mezzo trasferisse l’anziana mamma da Cecina fino al pronto soccorso di Pisa. “Intorno alle 13 – dice – mi sono presentata a Cecina e ho chiesto di firmare le dimissioni volontarie per mamma. Devo dire che non mi hanno trattenuto in alcun modo”. A metà pomeriggio l’anziana era già a Cisanello. “Anche al pronto soccorso di Pisa – termina – chiaramente c’era confusione, ma ho visto maggiore organizzazione e una forza-lavoro quantitativamente più adeguata alle necessità. Voglio ringraziare la Pubblica assistenza che ha subito messo a disposizione un mezzo per il trasferimento”.

La richiesta accorata all’azienda sanitaria locale

Infine la donna ripete l’appello all’azienda sanitaria Toscana Nord-Ovest: “Il personale del pronto soccorso di Cecina e dell’intero ospedale è stremato, mi chiedo come possa un’azienda non rendersi conto che i lavoratori vanno tutelati. Bisogna creare le condizioni adeguate per far lavorare correttamente i dipendenti, e l’unica possibilità è che venga assunto personale“.

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