Ribadisce la disponibilità del porto ad avviare un confronto con le amministrazioni pubbliche relativamente alla possibilità che all’interno del porto vengano accolte anche barche di pescatori, ma sottolinea che tutto è legato al cambiamento della concessione demaniale, che eventualmente deve essere rivista dallo Stato. Matteo Ratti, ad del Marina Cala de’ Medici, si inserisce nella discussione relativa agli spazi per i pescherecci, affrontata da alcuni articoli di stampa e anche nel corso dell’ultimo consiglio comunale. E chiarisce, punto per punto, le normative vigenti e le possibilità future.
“Molti – spiega Ratti – continuano a ripetere che basterebbe una convenzione tra porto e Comune di Rosignano, ma non è così. La convenzione sarebbe un punto di partenza per normare accordi futuri, ma non autorizza l’utilizzo del Marina per scopi diversi da quello di porto turistico. Per accogliere tra le banchine i pescherecci la concessione demaniale dovrebbe essere cambiata da monofunzionale a polifunzionale. E questo può farlo soltanto lo Stato“. Ratti fa presente inoltre che “la previsione del quadro conoscitivo del Master plan dei porti si applicherà infatti solo alle nuove future concessioni demaniali marittime portuali, non alle esistenti, o quando quelle attuali andranno a scadenza. E in Toscana le concessioni dei porti scadranno tra il 2040 e il 2050″.
L’ad del porto ricorda che la scadenza della concessione del Marina Cala de’ Medici è per il 2049 e prevede la sola funzione di approdo turistico. “Significa che – ribadisce Ratti – soltanto nel 2049 lo Stato potrà decidere cosa fare della struttura, facendola eventualmente diventare polifunzionale. I porti generalmente non sono interessati alla modifica da monofunzionale e polifunzionale, tuttavia, all’interno di una rimodulazione della concessione che tenga in considerazione anche le mutate necessità della gestione portuale secondo un mercato sempre più internazionale, esigenze di adeguamento funzionale e energetico e la definizione dei costi “incerti”, si ritiene che possa aprirsi un tavolo di negoziazione di ambito regionale se non nazionale”.
Altra questione che deve essere presa in considerazione è che una eventuale modifica delle funzioni del porto (da monofunzionale a polifunzionale) comporterebbe cambiamenti dei piani ormeggi e dell’assetto portuale. “Da noi – prosegue Ratti – gli ormeggi sono già al completo. Una eventuale operazione di revisione dell’assegnazione delle aree o di realizzazione di nuove strutture, dovrebbe chiaramente comportare misure compensative. È necessario quindi capire e definire chi dovrà farsi carico della copertura dei costi“.
In pratica, per far entrare i pescherecci tra le banchine del Marina si dovrebbe attendere il 2049. A meno che, come spiega Ratti non si arrivi a una rimodulazione delle attuali concessioni, “adeguando il piano finanziario originario che ha generato l’ammortamento dell’investimento e quindi la durata della concessione. Ma per poter avviare questo iter le concessionarie di porti turistici devono dimostrare i mutati investimenti e le differenze di costi di gestione rispetto alle previsioni dei piani finanziari originali che hanno generato il procedimento di erogazione della concessione demaniale”.
A questo proposito l’ad sottolinea inoltre che “i costi di gestione dei porti sono influenzati dai costi indipendenti dal peso economico di imposte e tasse. Attualmente in tutto il Paese sono in corso numerosi contenziosi su questi temi e questa incertezza dilata i tempi per poter avviare il percorso di rimodulazione, che comunque deve prima passare dalla definizione di accordi quadro nazionali. Anche per questo nella nostra regione è stato costituito il Consorzio Marine della Toscana e tutte le associazioni di categoria sono impegnate su questa argomentazione“.
Ratti termina spiegando che “per arrivare all’obiettivo si tratta di intraprendere un percorso che dipende non solo dal Comune, ma da più amministrazioni competenti: servono l’adozione del nuovo Master plan regionale quale parte integrante del Pit, la modifica del Piano operativi dei Comune, e solo dopo si potrà avviare il percorso di rimodulazione della concessione demaniale con tutto l’iter di legge previsto”. Inoltre, anche se in futuro la concessione potesse arrivare ad essere variata, “l’assegnazione dei posti dovrebbe essere fatta tramite bandi e gli assegnatari dovrebbero concorrere alle spese portuali, poiché a struttura, non essendo cambiata ancora la concessione demaniale, non prevede funzioni diverse dal diporto”.
Al termine della riflessione, Ratti tiene a sottolineare che “Marina Cala de’ Medici e il Consorzio Marine della Toscana sono disponibili ad avviare questi tavoli e questo percorso, nella consapevolezza delle difficoltà e delle tempistiche che non sono certe e immediate”.