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2 luglio 1944: eccidio del Saracino

ricciarelli cristian 1 • TUTTIGIORNI

Pubblichiamo di seguito l’articolo scritto da Cristian Ricciarelli, 22enne di Rosignano Solvay. Il testo ripercorre il tragico eccidio del Saracino, quando i nazisti trucidarono otto persone. Tra queste anche i suoi bisnonni e trisnonni. Cristian, tramite il form Scrivilo tu, ha inviato a Tuttigiorni testo e foto dell’articolo, scegliendone anche il titolo.

Ci troviamo presso il podere Saracino a Rosignano Marittimo nel 1944. Sono circa le 17.30 del 2 luglio 1944. Si presentano alle porte tre militari tedeschi appartenenti alla 16esima Divisione SS giunta in zona il mattino stesso. Altre figure in uniforme sono appostate oltre la strada, nella pineta. Emo Ricciarelli, durante una tregua del cannoneggiamento, esce dal rifugio adiacente la casa, ma appena fuori vede i tedeschi che salgono le scale di casa. Il ragazzo ritorna immediatamente al rifugio per avvertire il resto della famiglia.

La moglie di Emo si precipita allora in casa seguita da tutti gli altri. Tre tedeschi, sporchi e dall’aspetto affaticato, sono nella cucina e parlano tra di loro concitatamente. Il Luppichini offre loro da bere e da mangiare. I tre rifiutano. Invitano il Luppichini stesso, Ulisse ed Emo ad uscire dall’abitazione per recarsi con loro ad aiutarli a tirar fuori da un campo una «macina» (forse intendendo un veicolo).
Angiolo si offre di accompagnarli, ma i tedeschi lo respingono perché «vecchio». Il gruppo esce di casa allontanandosi in direzione del campo. Gli altri rimangono in cucina.

Di lì a poco si odono alcune raffiche di mitra e le grida dei congiunti. Angiolo esce di casa e appena fuori va incontro ai tedeschi che stanno rientrando, ma questi senza timore lo falciano con una raffica. Le donne, rimaste nel casolare, vedono il vecchio cadere. Non hanno il tempo di realizzare la tragedia che uno dei tedeschi appare sul vano della porta e gridando spinge fuori Zelinda Turini, Maria Geppini, Jole Ricciarelli e Francesca Bettini. Appena all’aperto i tre tedeschi aprono il fuoco, all’impazzata, contro il gruppo delle quattro donne, uccidendole tutte all’istante.


I tedeschi riuniscono tutte le vittime in un capanno di attrezzi ripulendo il luogo della strage con incredibile meticolosità. I superstiti furono: Livia Bandini, il figlio Giancarlo, i nipoti Inigo Ricciarelli e Maido Ricciarelli vengono avvertiti dai tre militari che più tardi essi sarebbero tornati a pranzo accompagnati dal loro tenente. Giunge la sera e Livia Baldini coi ragazzi corre a rifugiarsi nella vicina
casa colonica “La Bucaccia” ove è accolta da Osvaldo Nocchi che accompagna il gruppo al vicino podere “Alzerese” e da qui alla casa paterna presso il cimitero di Rosignano. Il destino, per mano di assassini in uniforme, ha compiuto il suo disegno. Sul terreno e nell’aria è un sapore di morte, violenta e inutile quanto disumana, come tutte le morti di questa dannata guerra. Adesso in prossimità del terreno Saracino possiamo trovare il cippo commemorativo posto dal Comune di Rosignano.


Le vittime furono :
ANGIOLO RICCIARELLI: 79 anni ZELINDA TURINI: 75, moglie di Angiolo
ULISSE RICCIARELLI: 46, figlio di Angiolo
FRANCESCA BETTINI: 44, moglie di Ulisse
EMO RICCIARELLI: 32, figlio di Angiolo
IOLE RICCIARELLI: 53, figlia di Angiolo
ARMANDO LUPPICHINI: 65, marito di Iole
MARIA GEPPINI: 80, cognata di Angiolo

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