Pubblichiamo integralmente qui sotto una riflessione personale (titolo e testo dell’intervento) che la nostra lettrice Paola Bini ha inviato alla redazione di Tuttigiorni attraverso il form Scrivilo tu (la foto in alto, inviata dalla nostra lettrice, è un particolare di una realizzazione grafica che mostra la struttura neuronale):
“Dico la mia. Riguarda ‘il caso Caivano’ come ‘la piazza di spaccio più grande d’Europa’. Io non conosco Caivano, ma se faccio un veloce ragionamento giungo a ritenere che non siano solo quelli del Parco Verde e i loro amici ad andare lì a rifornirsi di droga.
Pare d’altronde che chi si rifornisce lì, come altrove, prediliga sopra le altre una sostanza che lo renda brillante, performante.
Cercano cocaina, cercano Performance.
Perché la cocaina é uno stimolante ed un anestetico ed é la droga che procura un’elevata sensazione di adattamento ai ritmi di attività della società attuale.
I ritmi. Essere sempre brillante é socialmente riconosciuto come un valore, una cosa sana, giusta, auspicabile. A casa, a scuola, a lavoro, nel tempo libero.
E’ tutta questione di robotizzazione, di esasperazione, di depersonalizzazione.
A Caivano lo sanno che la cultura non é la riqualificazione dell’area urbana. Sono consapevo li di essere uno degli strumenti della mercificazione performante dei corpi e delle menti.
Che si inizi a rifondare la cultura dagli asili del centro storico, dalle zone del passeggio, dalle aree vip, dai resort, dai privé, oltre che da Caivano.
Perchè la cocaina serve a chi la spaccia, ma serve di più a chi la consuma.
Dead man walking. But smart“.